lunedì 2 febbraio 2015

Un agente al mese. Silvia Caruso e Alessandra Privitera per Strumenti Letterari

Sono particolarmente contenta dei risultati che ha ottenuto questa rubrica lo scorso mese. Il post su Francesca Costantino, a oggi, è quello con il numero più alto di commenti. Continuo quindi la programmazione delle interviste e prima di marzo chiacchiererò con Rossella Monaco per La Matita Rossa. Oggi invece ospito Silvia Caruso e Alessandra Privitera, di Strumenti Letterari, che ringrazio della disponibilità. 



Nel frattempo, se a qualcuno dei miei lettori venissero in mente domande più interessanti da proporre, può farlo tranquillamente in commento a questo articolo o alla mia mail. Accetto poi consigli a proposito degli agenti da contattare, nel caso qualcuno vi ispiri particolare interesse.

Ma torniamo ora a Silvia e Alessandra, le protagoniste
di oggi.

1) Perché uno scrittore dovrebbe rivolgersi a un agente?

La scrittura è tecnica - è vero - ma a essa devono accompagnarsi originalità, ispirazione e conoscenza della lingua in cui si scrive. In Italia, purtroppo, alla diffusissima velleità scrittoria non corrisponde altrettanta passione per la lettura, attività complementare alla scrittura: lettura e scrittura si influenzano e si sostanziano reciprocamente. Basandoci sulla nostra esperienza, molti aspiranti autori si avvicinano alla scrittura con un bagaglio di poche e sparute letture oppure, all’opposto, sono lettori onnivori con l’approccio sbagliato: i libri vengono “consumati” uno dopo l’altro e non realmente metabolizzati, posseduti, compresi. Le esperienze di scrittura, di conseguenza, ne risentono ma di questo, in molti casi, non c’è cognizione.  E allora si ingrassano le fila dell’editoria a pagamento, che fa crescere a dismisura l’ego di quanti gongolano nel vedere il proprio nome sul dorso di un libro pur in mancanza di un progetto editoriale (in prosa o in poesia) meditato e valutato e senza consapevolezza della scrittura e della tecnica.  Può dirsi questa letteratura? No. L’agente letterario ha l’obbligo etico, in nome della passione letteraria che lo muove, di aiutare lo scrittore emergente a comprendere se il desiderio di scrivere debba di necessità essere assecondato con la pubblicazione. L’agente è il “terzo occhio” che, con la sua visione esterna e asettica rispetto a quella dell’autore, può aiutarlo a guardare il proprio testo da altri punti di vista, a prendere coscienza degli errori e delle carenze, a ponderare meglio ogni prospettiva, senza facili – o magari economicamente interessate – illusioni che nel medio e lungo termine non portano a nulla in termini di crescita personale e scrittoria. 
Diversa è, ovviamente, la posizione dell’agente nei confronti di scrittori già affermati che a lui si rivolgono: nei confronti di questi l’editor funge da cartina di tornasole, perché li aiuta a trovare le soluzioni che diano appeal alle loro opere.

2) Che tipo di servizi offre la vostra agenzia?

La passione per la scrittura e la ricchezza di idee spesso non sono sufficienti, quando si scrive. Ogni scrittore, allora, ha bisogno di chi sappia verificare l’esposizione dei suoi contenuti, la struttura della narrazione, l’uso consapevole di lingua e registri, la presenza di uno stile che lo distingua dagli altri. Come agenzia, quindi, offriamo un servizio di lettura integrale e valutazione del manoscritto fondamentale per individuare errori, carenze, difetti, incongruenze, tutto rigorosamente elencato, argomentato e motivato all’interno di una scheda ragionata. 
Dopo aver fatto l’analisi dei punti di forza e di debolezza del testo – il momento della verità – come agenti ci riserviamo di decidere se continuare a lavorare sul testo, di curarne cioè la rappresentanza editoriale e quindi di procedere con gli altri servizi di editing e correzione bozze, per arrivare a elaborare un progetto editoriale complesso da presentare al meglio a editori selezionati oppure chiudere con la consegna della scheda evitando all’autore ulteriore dispendio di forze (economiche e fisiche), dandogli dei suggerimenti per migliorare la sua scrittura. 
La nostra agenzia, inoltre, fornisce consulenza per la creazione di e-book e progetti editoriali multimediali, per attività di comunicazione online e offline per scrittori e non solo (siti web, blog, ufficio stampa, public relations), di ghostwriting, content marketing e marketing narrativo (storytelling aziendale).

3) In cosa si differenzia rispetto alle altre la vostra agenzia? Perché uno scrittore dovrebbe scegliere voi?

I nostri valori aggiunti sono l’obiettività, la dedizione e l’attenzione scrupolosa con cui lavoriamo sui testi di quanti si affidano a noi. Abbiamo dato vita a Strumenti Letterari con il desiderio di fornire non solo servizi editoriali di qualità, ma anche di contribuire a migliorare – con un po’ di presunzione, forse – l’offerta editoriale in generale, dal punto di vista formale (perché la forma garantisce una capillare diffusione alla sostanza) e dal punto di vista sostanziale (perché non c’è progetto editoriale che regga senza una riflessione, seria e profonda, sui contenuti sostanziali). Ci piace pensarci come delle talent scout, recuperando un ruolo che gli editori, pressati da un marketing sempre più ferreo, non riescono più a svolgere al meglio, e, laddove troviamo delle potenzialità, lavoriamo meticolosamente sui testi con l’autore affinché esse possano concretizzarsi ed essere percepite dagli editori prima e dai lettori successivamente, nel caso in cui l’autore venga pubblicato (cosa che, com’è ovvio, non è scontata né consequenziale). Crediamo fermamente nella forza immaginifica della parola: la qualità e la correttezza dei testi scritti per noi sono valori fondamentali che perseguiamo con onestà intellettuale, soprattutto quando, senza peli sulla lingua, mettiamo un aspirante scrittore di fronte alle oggettive carenze del suo testo. 

4) Qual è il genere che trattate in prevalenza?

Non trattiamo un genere specifico: ci piace confrontarci con tutte le tipologie di testo. Abbiamo lavorato su romanzi (storici, thriller, epistolari), raccolte di poesie, saggistica. L’unica discriminante, per noi, è la buona scrittura. 

Per contatti:


Il sito

strumentiletterari@gmail.com

E con l'ultima risposta ringrazio le intervistate e vi saluto fino al prossimo articolo. 






19 commenti:

  1. Tutti discorsi interessanti, ma le domande che un autore dovrebbe consapevolmente porvi, lasciando da parte gli eventuali costi e la contrattazione commerciale pura e semplice, sono: quali sono gli autori che avete portato alla pubblicazione e con quali libri?; con quali case editrici lavorate normalmente?; il grado di successo e le tempistiche con cui normalmente i vostri clienti giungono alla pubblicazione?; lavorate anche nel campo della pubblicazione digitale o solo cartacea?... insomma, di domande ce ne sarebbero. Forse a molte risponde già il vostro sito, non ho guardato per il momento, ma visto che c'è l'opportunità di farle direttamente qui. Tuttavia, c'è soprattutto una domanda che vale sempre la pena di rivolgere a un'agente letterario: cos'hanno di speciale quei libri che giungono a una "buona" pubblicazione rispetto a tutti gli altri? La riformulo: come deve agire un autore, sul testo, per sfornare un romanzo che si venda bene sul nostro mercato letterario?

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    1. Ehm, colgo il velato invito a iniziare a chiedere qualcosa sul porfolio ;)

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  2. Noi siamo un'agenzia letteraria abbastanza giovane e, al momento, lavoriamo prevalentemente con case editrici siciliane (la nostra sede fisica è a Siracusa). Devo dire che mi ha fatto molto riflettere il termine che hai usato: "sfornare". Perché un autore dovrebbe "sfornare" libri? Un autore dovrebbe scrivere per esprimere, raccontarsi e raccontare. E dovrebbe farlo bene, dovrebbe comunicare con le parole, stimolare la riflessione, coinvolgere, emozionare, farsi ricordare per ciò che ha scritto e per come lo ha scritto.
    La formula perfetta ed esatta per essere pubblicati non esiste, oggi più che mai. Alla tua domanda, allora, posso solo rispondere dicendoti cosa un autore, secondo il mio personale criterio di valutazione, non deve fare se vuole tentare seriamente di presentarsi a una casa editrice e aspirare (ripeto: aspirare) alla pubblicazione. Non deve essere superficiale e approssimativo. Non deve trascurare lettura, studio ed esercizio costante. Non deve disdegnare la possibilità di frequentare corsi o seminari di scrittura creativa e confrontarsi con altri "aspiranti". Non deve catapultarsi nella scrittura senza un progetto o un'idea chiara in mente. Non deve gettarsi a capofitto nel suo foglio di Word senza aver ragionato e organizzato la materia su cui lavorare. Non deve pensare che ambienti, paesaggi, personaggi siano elementi "accessori" della narrazione. Non deve pensare che far percepire al lettore stati d'animo ed emozioni sia facile. Non deve privare il lettore della possibilità di vedere o immaginare per mezzo delle sue parole. Questa è la base su cui cominciare a lavorare.

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    1. Ho usato, volutamente, il termine sfornare perché mi sto (stavo) rivolgendo a un'agenzia letteraria. In questo contesto si parla di libri come prodotti, quindi mi sembra opportuno sfornarli, appunto. Se invece mi fossi rivolto a un lettore, o anche solo a un altro aspirante scrittore, avrei usato un termine che si riferisse più ai contenuti che al prodotto, tipo: dar vita, creare, concepire, ecc.
      Grazie per la risposta.

      P.S. vista l'origine siciliana, avete dei contatti con Sellerio?

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  3. M'intrometto, perché parte del discorso sullo 'sfornare' è applicabile, seguendo il tuo ragionamento, anche agli editori. E anche se non è quello che intendevi tu, so che molti lo ripropongono anche per i piccoli editori, quindi ti chiedo scusa, ma colgo la palla al balzo per spiegare. Se è vero che il libro per noi è un prodotto commerciale, è vero anche che molti di noi hanno scelto di lavorare con i libri proprio per le peculiarità del prodotto, che li rendono avulsi da molte logiche di mercato applicabili agli altri oggetti. 'Sfornare', tra l'altro, ha spesso l'accezione negativa di: "produrre in grandi quantità limitando la qualità del prodotto", che in effetti, di solito, è quello che fanno i piccoli editori da decine di pubblicazioni all'anno. Io preferisco parlare di "partorire", perché in effetti preparare una storia al suo incontro con il pubblico è un processo lungo, stancante, faticoso, ma ricco di soddisfazioni.

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  4. Alessandra Privitera4 febbraio 2015 alle ore 07:05

    Ciao, Salvatore.
    Non posso non concordare con Silvia e Giordana per quel che riguarda la qualità dei manoscritti come unica garanzia perché arrivino alla pubblicazione e, dunque, ai lettori.
    Rispondo alla tua domanda sui nostri rapporti con le case editrici: è nostra consuetudine contattarle a seconda delle loro collane; che senso avrebbe, ad esempio, contattare chi non pubblica poesia per una raccolta di rime?
    Scrivici pure alla mail che trovi sul nostro sito per avere tutti i chiarimenti che reputi necessari.

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  5. Oddio, vorrete scusare i miei strafalcioni e fare come se avessi scritto frasi con soggetti e verbi concordanti per numero :(

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  6. La richiesta di Salvatore è pertinente e penso che sia una domanda da inserire nell'intervista. Io avevo questa idea dell'agente letterario: uno che guadagna sulla percentuale di libri venduti. Parliamoci chiaro: se un'agenzia mi fa spendere 500 euro e io con quel romanzo ce ne guadagno 200, ci sono andato in perdita. Non conosco i costi, ma se devo rivolgermi a un'agenzia letteraria non mi serve il servizio di editing, che spetta all'editore che mi pubblicherà.
    Non so, finora vedo la figura dell'agenzia letteraria come un ostacolo in più da superare.

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    1. Ci sono agenti che non chiedono alcun contributo per la lettura del testo, lo leggono gratis, se sono interessati proporranno un contratto di rappresentanza all'autore, e si tratterranno una percentuale che di solito è del 15% sui diritti.
      Agenzia molte serie e quotate. Sandra PS. ecco non avevo letto la risposta sotto, scusate ma la mia è un'esperienza di autore che ha voluto fortemente avere un agente di un certo tipo e l'ha trovato ma si è informata per bene prima, trovare l'agente giusto è faticoso, vedo tanti preconcettii in giro.

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    2. Domanda aggiunta :)
      In realtà ero d'accordo con quanto dici tu fino poco tempo fa, fino a quando, per l'appunto, non mi sono accorta che... mi serve un agente.

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    3. Perché pensi di serva un agente?

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    4. Per più ragioni.
      Innanzi tutto in questo periodo particolare della mia vita non ho abbastanza energie (ma neanche tempo) da dedicare alla ricerca di un editore, e credo che non ne avrò almeno per i prossimi 2-3 anni.
      In secondo luogo, essendo a mia volta un editore e conoscendo diversi editori, sento il bisogno di una figura terza. Non mi piacerebbe presentarmi direttamente a qualcuno che conosco in termini professionali chiedendogli di valutare il mio manoscritto, quindi l'agente sarebbe la persona adatta a non mettere in imbarazzo un ipotetico editore in caso di rifiuto e, comunque, neanche me.
      In ultimo, ma sognando in grande, molte CE valutano solo proposte pervenute da agenzie.

      Ed ecco come mi sono resa conto che, alla fine, questa figura di cui fino poco tempo fa non m'importava (non come autrice, almeno), adesso può rivelarsi utile. La rubrica è nata per colmare le mie lacune in proposito.

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  7. Daniele dipende molto da che contatti hai tu. E poi chi lo dice che un agente ha un tariffario fisso? Molti di noi lo hanno per la lettura, altri no; altri ancora scartano tutto e prendono solo i testi più commerciali. Insomma, le variabili sono talmebte soggettive che potresti quantomeno informarti! Può essere, invece di un ostacolo, un'opportunità. Chiaro che es. se lavoro con la casalinga di Voghera che ha scritto il romanzetto rosa pure fatto male o con Margaret Mazzantini la differenza di trattamento e' enorme, ma anche l'esito della pubblicazione e il guadagno.
    Inoltre, non tutti gli editori (ormai anche qualcuno dei più grossi) fanno editing vero, ma si limitano al massimo alla correzione stilistica. A mio avviso, per un emergente alle prime armi e con una buona idea in testa, il servizio di agenzia può essere un investimento economico, certo, ma nel lungo termine paga sia come consigli, sia come esperienza sia come qualità.
    Se poi si riduce tutto a 1 + 1 = 2, allora non conviene nemmeno provarci, a scrivere, tanto e facile che un primo libro di un emergente sia in perdita, agente letterario o no.

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    1. Io non ho alcun contatto :)
      Non dico che un'agenzia letteraria debba lavoraere gratis, dico solo che uno deve farsi certi conti. Chiaro che, se volessi trovarmi un agente, andrò a informarmi su prezzi e modalità. Ho scritto quello che immaginavo fosse il lavoro dell'agenzia letteraria.
      Comunque aspetto di leggere le varie interviste per farmi un'idea più precisa.

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  8. Già, capisco. A mio avviso la figura dell'agente in Italia non è percepita, perché funziona diversamente che all'estero.
    Se un professionista anche piccolo non è rappresentato, nemmeno lo prendono in considerazione. Per questo La nostra figura e poco nota e carica di stereotipi, perché rimane nell'ombra. Eh, sarà dura togliere tanti strati di 'sentito dire', ma questa iniziativa di Mur e di Plesio può essere un buon inizio ;)

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    1. Una volta mi hanno detto: "solo un autore scarso ha bisogno di un'agenzia." E' vero proprio il contrario, uno scarso chi vuoi che lo rappresenti? :D Sandra

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    2. Sandra, con una frase hai riassunto il mio pensiero.

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  9. Grazie e te, che mi permetti di esprimermi. Sandra

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