martedì 7 ottobre 2014

Cosa può imparare un autore da Hunger Games. E cosa no.

Inizialmente pensavo di dedicare questo post settimanale a un’analisi del social media marketing. Poi, domenica mattina, folgorata sulla via di Damasco, ho comprato Hunger Games.


Questo post si è rapidamente trasformato da “Come farsi pubblicità: il social media marketing” a “Come costruire un incipit perfetto: Hunger Games”. Perché sì, devo dire che l’abilità di Suzanne Collins mi ha stregato. Ma da domenica a oggi il post ha assunto una nuova prospettiva, perché la lettura di Hunger Games è prossima alla fine (secondo il Kobo sono al 93% e conto di terminare nel pomeriggio) e voglio parlarne andando oltre all’indice, perché sento prepotente il bisogno di parlare di questo libro.



Dunque, partiamo comunque dall’incipit. Un incipit perfetto, dicevamo. Uno di quelli che ti tengono incollata alle pagine con la voglia di proseguire. Come fa Hunger Games a raggiungere questo risultato?
- Entra subito nella storia. Non cincischia, come direbbe mia nonna.  Il primo capitolo è d’azione, anche se non immediatamente riferita agli Hunger Games, che però vengono inseriti, perlomeno come concetto.
- Introduce presto personaggi e istituzioni fondamentali, centellinando le informazioni, di modo che il lettore ne rimanga affascinato, ma sia costretto a leggere il capitolo successivo per avere una visione più ampia, per esempio, del perché Kat ce l’abbia tanto con sua madre (che non è riuscita a perdonare, ma di cosa?) o del cosa sia la mietitura.
- Sin dai primi capitoli introduce l’elemento dell’ineluttabilità. Sullo stesso tema vi rimando al blog Anima di Carta. 

Andando avanti con la lettura, poi, non si può che rimanere entusiasti di come viene gestita la suspense, altissima davvero fino alla fine. Se dovessi definire Hunger Games, lo definirei adrenalinico.  Per non parlare dei singoli episodi, che vanno a toccare corde sensibili dell’animo umano, dando spazio a momenti toccanti, senza che vengano resi mielosi.

Insomma, con mia grande sorpresa, ho creduto davvero per mezza giornata di trovarmi davanti un libro quasi perfetto per il target d’età. Poi cominciano i problemi.  Parlo di problemi che di certo non impediscono di godersi la lettura, ma di brutture che rovinano un qualcosa di potenzialmente fantastico. Elementi grezzi. Avete presente quando nei manuali di scrittura si parla di indici di pigrizia? Ecco, ho sempre trovato orribile questo termine, ma penso che nel caso in questione calzi a pennello. Errori di narrazione, per buona sostanza, anche molto banali.
Soprassediamo sulla grandissima black box perché, in effetti, anche se la sopravvivenza stessa dell’io narrante è teoricamente in discussione, l’intera faccenda ruota attorno all’ineluttabilità di altri accadimenti. Non consideriamo quindi questo particolare.

Cosa vogliamo dire del Deus ex machina grosso come una casa, che va proprio a risolvere la questione ineluttabile trattata con tanta maestria all’inizio? Non posso e non voglio credere che un’autrice dotata di tanta capacità non abbia trovato un modo diverso di risolvere la questione.

E poi, e poi, questi antieroi cinici e freddi che alla fine non sono altro che degli eroi appena appena appannati da diciassette anni di stenti. Non dico che la svolta sentimentale non ci stia. Sono una romantica, dopotutto, e mi rendo conto che possa reclamarla anche il target a cui il romanzo è destinato. Ma non così, ingenuo e smielato, pieno di situazioni da fan fiction (di quelle scritte male, però) e pronto a sminuire il personaggio maschile, fino a quel momento interessante (a tal proposito devo dire che il trattamento riservato a Peeta è perfido. Un bel personaggio, rovinato senza possibilità di redenzione da una trama che vuole avviarsi alla conclusione troppo rapidamente).

Il popolo dei (delle) young adult a cui il libro è rivolto, comunque,  è di certo più intelligente di quanto non si creda. Su tutti gli errori, forse il più grosso commesso nella stesura di questo libro è proprio credere di potersi permettere certe scorciatoie perché, tanto, è un libro per ragazzine.


PS: finito dieci minuti fa ;) 

17 commenti:

  1. Ma forse... il pubblico degli young adult non è poi così interessato alla trama, no?
    Preferisce i risvolti sciocchi e soprassiede sui banali deus ex machina :)

    Moz-

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  2. Benvenuta nel mondo di Panem, e fra le fan ufficiali della saga della Collins! ;D
    Sinceramente no, non sono d'accordo con il commento che MikiMoz ha lasciato qui sopra (a meno che non fosse una provocazione sarcastica, non mi è ben chiara la cosa! XD): il popolo dei lettori di YA non è fatto di ingenui e sempliciotti, è solo che, qualche volta, si può scegliere di amare un libro anche qualora se ne riconoscano pienamente i difetti, e non amarne invece affatto uno tecnicamente impeccabile e perfetto, perché non riesce a smuovere alcuna corda emotiva, o per qualsiasi altro motivo sulla terra.
    E' il bello della lettura, dopotutto! :D
    Ciò premesso, secondo me "Hunger Games" è un libro, anzi, no, una trilogia, piena di difetti, al di là anche del "deus ex" (che comunque, secondo me, deus ex non può essere considerato, perché Katniss riesce a cavarsi d'impaccio manipolando gli Strateghi, e dunque la risoluzione finale positiva è frutto delle azioni dell'eroina, non del fato o di una qualche volontà superiore).
    Io, però, l'ho amata lo stesso... e ancora di più sto apprezzando la serie cinematografica, a dire il vero! Non lasciartela sfuggire, gio! ^^

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    1. Il mio commento era un mix tra il sarcasmo e non :)
      E' vero quel che dici, succede anche con le serie tv: c'è gente (ragazze in primis) che continua a guardare Squadra Antimafia nonostante l'assurdità della trama, fregandosene di ogni difetto tecnico-narrativo, solo perché c'è Marco Bocci :P

      Moz-

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    2. Sopnie che bello leggerti! Aspettavo proprio il tuo parere :)

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    3. Sophie, dimenticavo. Sul deus ex machina intendevo

      SPOILER FREE

      l'annuncio degli Strateghi che dichiarano la possibilità di far vincere una coppia dello stesso distretto. In quel mentre, considerato che Rue è appena morta, a Kat risolvono qualcosa (parzialmente, almeno) e lo risolvono soprattutto al lettore, perché posto che Kat non dovrebbe morire (per il discorso della black box) la difficoltà grossa la si ha nell'immaginarla uccidere Peeta, per quanto ancora lì il loro legame non sia ben definito, ma solo intuibile, soprattutto sugli sviluppi. Con l'annuncio il senso di ineluttabilità del momento in cui si troveranno faccia a faccia viene meno, (e viene meno anche parte dello spessore narrativo). Poi si scopre che l'annuncio è uno specchietto per le allodole, ok, ed effettivamente la trovata geniale è di Kat, ma anche questo risvolto mi è suonato come troppo frettoloso.

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  3. Devo ammettere di aver dato ad Hungers Games sono uno sguardo veloce, non mi ha colpito molto la prosa, però posso garantire che le mie alunne l'anno scorso lo adoravano e, come ho già avuto modo di scrivere altrove, chiunque riesca ad ottenere un simile risultato merita un monumento

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    1. Sai che mi son convinta a leggerlo perché trovavo insopportabile che tutte le ragazzine che mi si presentavano in fiera portassero la spilla di Hunger Games e io non fossi in grado di dar loro un qualsiasi rimando sulla saga!? Insomma, diciamo che mi facevano sentire vecchietta. Tre anni fa, quando le spille e i ciondoli fantasy che andavano di moda erano su Harry Potter, mi sentivo più nel mio mondo :)
      Insomma, ho dovuto porre rimedio.

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  4. A me tutta la saga è piaciuta, solo con qualche perplessità, soprattutto sull'ultimo. Si sente che l'autrice è molto brava a fare certe cose (per esempio farti raccogliere le informazioni seminate come le briciole di Pollicino) e meno brava a farne altre (ci sono momenti in cui le scene e soprattutto le transizioni sono veramente maltrattate), ma io sono resto una fan del "mi piace nonostante". Quando la storia mi convince sono disposta a passare sopra a parecchi difetti, anche riconoscendoli. Direi che sono il lettore-pollo ideale. ;)

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  5. Faccio parte della stessa categoria anch'io! Solo che in questo caso i difetti che ho notato mi fanno arrabbiare. Ciò non toglie che ho davvero divorato il libro e che lo rileggerei.

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  6. Anche io ho amato e odiato al contempo questa saga. La recensione che ne ho fatto sul blog dei demiurghi è bella, anche perché effettivamente la Collins scrive bene (o, almeno, il traduttore è bravo!) e ha saputo costruire benissimo un intreccio e una trama funzionali al tema centrale.

    Ho odiato Peeta dal primo momento e visto come sono andati poi gli altri due libri ho rimpianto il giochetto degli Strateghi nel primo libro. Poteva fare a meno di cambiare le carte in tavola - anche come specchietto per le allodole - e farlo accoppare da qualcun altro... Peccato...

    Comunque, Gio, nonostante io sia tendenzialmente una lettrice attenta e anche parecchio critica, ammetto che questi difetti da te evidenziati io non li avevo colti. Polla, risucchiata nel mondo di Panem o semplicemente non del mestiere?

    Ai posteri l'ardua sentenza... :D :D

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  7. Che cosa sono gli indici di pigrizia? Mai sentiti, giuro.

    Ero incuriosito da questo libro, ma se mi parli di black box, allora desisto. Non trovo assolutamente logico che l'io narrante muoia e continui a narrare.

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  8. Scusa Daniele, effettivamente ho sbagliato io a definirla. Non è una black box, ma ovviamente la narrazione è in prima persona e trattando la trama di un reality in cui deve sopravvivere solo un partecipante, ecco... diciamo che parte del finale è telefonato.

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  9. Beh, allora per me è black box :)
    No, non mi piace assolutamente.

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  10. Ehilà, ciao, mi permetto di commentare, dato che ho letto la trilogia.
    Premessa: potrebbe esserci in questo mio discorso qualche SPOILER

    A me il primo libro della saga è piaciuto molto, ma la prima volta che ho preso in mano il testo cartaceo l'ho riposto e non l'ho comprato, perché le righe iniziali non mi sono piaciute. Inoltre il presente indicativo mi fa sempre storcere il naso. Poi ho comprato l'intera trilogia in un solo testo e così ho letto un libro dietro l'altro (sì, ok, li ho divorati).

    Il primo mi sembra molto buono, l'eroina non è banale (giusto qualche sentimentalismo, ma direi più che passabile), il ragazzo-spalla Peeta è ben costruito e l'ambiguità sul destino del triangolo, a mio avviso, resta intatta. Inoltre mi è piaciuto molto l'effetto "reality show", perché è vero che a volte talent e reality sembrano un gioco al massacro. Appartiene molto al nostro tempo anche l'ossessione per il cibo, non so se avete notato quante volte si fa riferimento a roba da mangiare, al profumo e al sapore del cibo. Inoltre gli eroi, quando sono in difficoltà, spesso vomitano.

    In questo primo romanzo la focalizzazione su Katniss regge bene, il che permette all'autrice di non approfondire troppo il contesto di Panem, perché ciò che viene presentato è quello che vede e sa la protagonista.

    I nomi sono fantastici, studiati ad arte, non solo quelli dei protagonisti, ma anche quelli dei comprimari.

    Ottima l'idea del secondo romanzo (l'edizione della memoria è un modo elegante per ripetere la struttura narrativa del primo, con un buon escamotage). Ancora regge la tensione e la soluzione finale a me è piaciuta molto.

    Poi, purtroppo, arriva il terzo libro. Sembra quasi che l'autrice inserisca il pilota automatico. Insomma, la storia procede e c'è qualche buona idea, ma niente di esaltante. È comunque un libro interessante, che si legge bene, però mi sarei aspettata molto di più. Forse avevo un'aspettativa troppo alta. Ad ogni modo il successo Hunger Games se l'è meritato eccome.

    Trovo i film molto ben fatti, fedeli ai libri, con qualche smussatura che non guasta. I protagonisti sono azzeccatissimi (a parte Gale), Effie sfiora la perfezione.

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  11. Grazie di essere passata e grazie per la tua opinione.

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  12. Figurati, leggo spesso il blog, perché è molto interessante :)
    Mamma mia, noto ora la lunghezza del mio commento. D'altronde Plesio lo sa che non sono proprio concisa, dato che per pubblicare il mio libro avete dovuto dividerlo in due ;)

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  13. Sono una grande fan di Hunger Games e mi piacciono molto sia i libri che i film (adoro Jennifer Lawrence).
    Nella recensione mi sono trovata d'accordo con la prima parte e poi mi sono persa nel tentativo di capire termini che non conoscevo. Per fortuna altri commentatori hanno chiesto i miei stessi dubbi quindi ora penso di aver capito tutto, tranne gli indizi di pigrizia.
    Non ho abbastanza esperienza per valutare Hunger Games da un punto di vista tecnico, quindi non mi metterò a discutere sui vari punti; questo commento ha il solo scopo di presentarmi, visto che finora sono stata spettatrice passiva degli appunti di mur. Inoltre, se mi posso permettere, vorrei suggerire a GIordana di scrivere un altro post dopo aver letto l'intera trilogia. Certe scelte dell'autore, per esempio il personaggio di Peeta e il finale del primo libro, potrebbero assumere sfumature diverse una volta viste nel loro contesto completo.

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