mercoledì 24 settembre 2014

Perché scegliere un piccolo editore

Premetto che questo post non intende spacciare la piccola editoria come la via auspicabile per ogni aspirante autore.

La pubblicazione è una destinazione raggiungibile da strade diverse. Strade diverse per autori diversi.

La mia intenzione è analizzare i vantaggi di pubblicare con un piccolo editore, per come almeno conosco io il mondo della piccola editoria (e no, mi rendo conto che le mie conoscenze non sono un campione statistico significativo).  

So perfettamente i piccoli editori non sono tutti come quelli che sto per descrivere. Senza voler scatenare polemiche, dico semplicemente che questo post intende analizzare la faccenda considerando i veri piccoli editori, non gli stampatori seriali di troppi titoli in pochi volumi. Sulla faccenda ci sarebbe molto da spiegare, ma non voglio rischiare un'arrabbiatura proprio prima di andare a dormire, quindi per oggi passo e vado avanti con l'idea iniziale del post.


Partendo dal presupposto che il budget a disposizione di un microeditore non è elevato, dicevamo, il primo vantaggio è indubbio. Sarà più facile che una realtà ristretta possa essere interessata a un esordiente, perché un autore famoso implicherebbe investimenti a cui non è sempre facile far fronte (anticipi, tirature elevate, attività promozionale massiccia su media nazionali, etc...)

Per le stesse ragioni, poi, una piccola casa editrice può permettersi davvero di entrare nella nicchia e osare per stile e contenuti proposti, è una questione di numeri. Una produzione che ha un bacino di consumatori limitato non farà mai gola a un grande marchio, per il quale piazzare 500-1000 copie di un titolo significherebbe lavorare in perdita, ma potrà certamente interessare una realtà meno pretenziosa in termini di vendite. Un bell'esempio di un buon lavoro di nicchia lo offre, per esempio, Tsunami Edizioni. Sono piccoli e giovani, ma personalmente conosco solo 2 editori che si occupano esclusivamente della loro nicchia e la scelta, a quanto pare, funziona. 

I fondi limitati, poi, dovrebbero ridurre le pubblicazioni annuali che l'editore può permettersi (condizionale d'obbligo alla luce del massiccio uso della stampa digitale e dell'ignobile giochino 'stampo il minimo per far si che le spese mi siano coperte dalla cerchia dell'autore, tanti saluti per le ristampe', e per fortuna che non volevo dilungarmi sul punto). Comunque, un editore che faccia uscire meno di 10 titoli all'anno avrà più interesse a mantenerli in vita a lungo rispetto quanto che avrebbe un colosso, i cui nuovi titoli hanno una vita media di 3, massimo 4 mesi.  Questo avviene perché il ricambio dei libri è un fenomeno fisiologico e di autorigenerazione del grosso editore. I titoli da poche o medie vendite devono sparire subito a favore delle nuove proposte, tra cui potrebbe celarsi il prossimo bestseller.

In ultimo, dove un autore per una grande realtà editoriale non può che essere uno dei tanti, paradossalmente una realtà più ristretta può permettersi di seguire i suoi scrittori più da vicino e costruire con loro un rapporto non solo professionale, ma anche umano. Non mi dilungherò sul punto, perché non sono la persona più adatta per trattare un argomento di questo tipo, ma credo si tratti di un aspetto troppo sottovalutato. La forza di tanti, tanti, tanti piccoli editori sta anche in questo, i loro autori potranno confermarvelo.

E con questo direi che è tutto. Scusate la brevità -e le tempistiche- due fiere in una settimana mi hanno rubato ogni secondo libero. E anche se questo articolo è stato scritto in quel di Farfa, nella cornice della bella manifestazione Liberi Sulla Carta, ho trovato il tempo solo ora di postarlo. 

Adesso, considerata l'ora, è il caso che corra a letto. Al solito, chiunque abbia qualcosa da commentare, può farlo liberamente. 

16 commenti:

  1. Articolo interessante. Sarebbe bello se avessi voglia di approfondire anche i temi soltanto sfiorati :)

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  2. Ihihih, quelli portano con sé davvero troppe grane. Al prossimo piccolo editore che mi fa girare le scatole perché con il suo comportamento getta fango sul lavoro di tutti... potrei ripensarci.

    Grazie per essere passata.

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  3. Difficile generalizzare, paragono il piccolo editore al piccolo hotel, con poche camere, dove io amo soggiornare. Piccolo, curato, famigliare, ecco il rischio: cadere nella sciatteria, non sempra accade nè negli hotel nè con gli editori piccoli che spesso sono dei gioiellini. Tutti ambiamo, teoricamente, ad arrivare ai top. Nomi conosciuti con distribuzione capillare, ma osserviamo il fenomeno dall'esterno e banalmente non è tutto oro quel che luccica. Dall'interno una considerazione: perchè - e avrei i nomi di due autrice rappresentate dalla medesima agenzia letteraria - si pubblica un romanzo con un editore TOP e poi dopo un paio d'anni con un altro? Come mai insomma l'editore TOP non fidelizza l'autore? Chi tra i due è rimasto scontento dell'esperienza? Se il piccolino funziona non va considerato da meno di un grande, ecco. Purtroppo però ci sono i piccoli sciattoni di cui sopra che screditano il lavoro di molti. Un bacio Sandra quella di Ragione e pentimento

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    1. Ciao Sandra, grazie per essere passata.
      Poni una bella domanda. Ho conosciuto personalmente solo un'autrice che ha avuto la fortuna di pubblicare il suo primo romanzo con un grosso editore e, al termine di quel progetto, è poi passata a un'altra grande (grandissima) casa editrice. A suo dire il primo contratto che ha firmato (essendo all'epoca esordiente) era comunque svantaggioso, e, anche considerata la fama raggiunta, il primo editore non era disponibile a modificarlo più di tanto. Il perché (visto che stiamo davvero parlando di un caso editoriale) è però un mistero.

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  4. L'ultimo punto è sicuramente quello che ritengo la motivazione migliore per scegliere un editore piccolo.
    Essere seguiti è un po' come avere dei tutor. Uno scambio a misura d'uomo, vero e reale, che aiuta entrambe le parti.

    Moz-

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    1. Invece è un aspetto di cui ho scoperto l'importanza troppo tardi :(

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  5. Ci sono anche altri fattori da considerare.

    1- Il grande editore, nel 99% dei casi, non ha neanche una pagina di Invio manoscritti. Quindi io, autore, non so a chi inviare il mio libro né in quali modalità.

    2- Il grande editore non dà retta all'autore sconosciuto. Preferisce pubblicare il libro inutile del VIP di turno, anziché un romanzo valido di un ignoto Pinco Pallino.

    Quindi la piccola editoria, a cui mi rivolgerò anch'io quando mi deciderò a finire qualcosa, è l'unica da prendere in considerazione.

    Bisogna anche dire che non tutti i piccoli editori mettono le cose in chiaro sui manoscritti e questa è una cosa che trovo ridicola.

    L'editore campa coi libri che vende: dove sta la logica di non informare come inviarglieli? Questa voleva essere una polemica :)

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  6. Strano in effetti. Non ho in mente piccoli editori che non mettano in chiaro le modalità d'invio dei manoscritti, ma c'è anche da dire che si tratta di un controllo che non faccio più da circa 5 anni :)

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  7. Pubblicare il primo libro con un grande editore è un salto nel buio. Può essere la strada per il successo, ma ci si può fare anche tanto male, sopratutto se il libro non vende come previsto o se col secondo non si replica il successo. Il rischio di diventare una meteora è concreto.
    Posto che non consiglierei MAI a chi ha una proposta editoriale di un big di rifiutare, credo che affacciarci al mondo editoriale con un piccolo editore, che ti valorizzi e ti protegga si un'ottima mossa.
    Attenzione, però: piccolo, ma non minuscolo. Un editore che non promuove e non distribuisce è da evitare. Ma una realtà presente sul mercato, abbastanza grande da essere presente alle fiere di settore e da fare una promozione seria, abbastanza piccola da seguire (bene) pochi autori può essere un'opportunità anche migliore di un big.

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  8. Ciao Tenar!
    Guarda, tocchi un punto che francamente non riesco a spiegarmi: come possono esistere gli editori minuscoli? Forse che siano gli stessi di cui non ho volutamente parlato? Che riescono a coprire le esigue stampe con i parenti e gli amici dell'autore? Non lo so, e non me ne capacito, perché per quello che ho visto fino a questo momento un editore che non è presente in fiera e non è distribuito non dovrebbe sopravvivere. E, invece, sopravvivono, ma non capisco come.

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    1. Sì, proprio quelli. Non sono EAP, pubblicano tanti testi senza editing, su carta scadente e contano sul parentado degli autori. Ti assicuro che sono molti. Passano per buoni perché non chiedono contributi, ma di fatto pubblicare con loro o non pubblicare affatto è quasi uguale.

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    2. Tra l'altro a quel punto pubblicare libri da editore o pubblicarli come piattaforma per self non fa differenza, tanto il filtro viene sostanzialmente a meno.

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  9. Un articolo davvero interessante e utile. E' facile mettere un marchio sulla categoria, senza considerare gli aspetti che hai citato. Nel mio caso, per esempio, mi sono spesso domandata quale grosso editore avrebbe preso in considerazione un manuale di scrittura scritto da un'esordiente. Nessuno, e per ottimi motivi, almeno all'apparenza! Ma con Eremon sono riuscita a spiegare quale fosse il mio progetto, e l'idea li ha convinti (e per fortuna ha convinto anche molti lettori). All'inizio ho spedito i miei manoscritti ai big, pensando di abbassare il livello in caso di bisogno, ma se tornassi indietro forse non lo rifarei. Il problema è distinguere il piccolo editore di qualità dal piccolo editore inutile. Non è facile, purtroppo.

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  10. Grazie per i complimenti :)
    In effetti non è facile distinguere tra il piccolo editore attivo e quello, passatemi il termine, parassitario. Un'idea di base per me la si ha già dal numero di pubblicazioni annue e, ovviamente, da quello che viene detto mediamente sui suoi libri.

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  11. Impossibile fare di tutta l'erba un fascio, infatti. Ci sono piccoli editori seri che curano in maniera puntuale i romanzi che pubblicano, e hanno un ottimo rapporto con i propri autori, ed editori (chiamiamoli così) che vivono sulle spalle di autori spesso vanesi e che pubblicano qualsiasi cosa. Solo l'esperienza può dire se si tratta dell'uno o dell'altro.... ma anche una piccola ricerca preventiva sul web per leggere le opinioni di chi ha toccato con mano può aiutare nella scelta!

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