giovedì 12 giugno 2014

Marketing: come non farsi pubblicità.

In Italia (si sa, ma ridiciamocelo) si legge poco. E quel poco che si legge è quello che viene proposto dalle librerie. Ecco perché piccola editoria e autori emergenti fanno quel che possono per farsi conoscere e portare all'attenzione di tutti l'uscita del loro nuovo lavoro.

Ciò spesso rischia di creare spam una pubblicità al limite dell'invasivo, che spesso, a fronte di 2 copie vendute (sulle quali comunque non scommetterei), costa tanto in termini di immagine.
I social network (facebook e anobii in primis su questo fronte) sembrano poi essere un vero terreno fertile per certi comportamenti. Consiglio quindi a ogni autore emergente di evitare gli atteggiamenti a lungo andare dannosi per la sua immagine. Tra questi, su tutti:


- Inviare richieste di lettura (e acquisto) tramite i social.
- Usare le pagine degli altri scrittori, invadendo gli spazi altrui, per parlare del proprio libro (magari commentando su post che nulla hanno a che spartire con questo).
- Comunicare l'uscita del proprio libro più volte sulla stessa pagina. Gli spazi comuni vanno rispettati anche online.
- Risultare autoreferenziali. "Il mio libro è sicuramente meglio di quello che si trova in libreria oggi". Va bene (ma anche no) pensarlo. Ma se lo si dice bisogna poi essere anche in grado di rispondere a chi, disgraziatamente, dicesse il contrario.

Ometto poi volutamente di addentrarmi in una discussione che consideri anche i comportamenti non solo fastidiosi, ma scorretti, perché rischio di scatenare l'inferno e, davvero, non è questa la mia intenzione.
Con queste poche righe volevo solo ricordare che la vera pubblicità, quella che può servire, che non viene filtrata immediatamente , che non dà fastidio al prossimo, è meno immediata come impatto, ma più duratura come risultato. È quella che ci permette di conoscere uno scrittore perché ci fornisce dei contenuti interessanti, perché socializza risultando una persona brillante o perché viene recensito in maniera spontanea -cosa volete farci, sono banale-.

E voi? Quali sono le forme di pubblicità che vi danno più fastidio?

24 commenti:

  1. Ricevo spesso richieste via mail di recensire libri addirittura arrivando a chiedermi di comprarmelo! Questo avviene probabilmente perchè il nome del mio blog contiene la parola libri. Lo trovo assai fastidioso, gente che non ha mai commentato nel blog che chiede quasi esige. Ho smesso anche di rispondere, tanto non vanno lontano con questi atteggiamenti che, a mio avviso, sono controproducenti.

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    1. Che poi, voglio dire, non mi sembra così complicato capire se un blog è interessato a fare recensioni o meno... solitamente chi le fa lo specifica nella pagina "contatti"!
      Seguo il tuo esempio e cestino senza pensarci due volte.
      Intanto complimenti per il blog.

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  2. Mi da fastidio l'insistenza.
    E anche quando la gente invia i propri libri per ricevere una recensione POSITIVA. Ma dove sta scritto che dev'essere positiva?

    Moz-

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    1. Ecco, ora, fortunatamente, questa cosa non mi è mai capitata. Vero è che tra esordienti si instaura spesso quasi un tacito accordo di scambio di favori. Io faccio una recensione positiva a te, tu ne fai una a me...
      Come se poi le recensioni contassero così tanto...

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    2. Le recensioni contano moltissimo. Per questo c'è anche chi le vende (sigh)...

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    3. Sinceramente non ho notato differenze di vendita tra i nostri testi più recensiti (e parlo di recensioni positive) e gli altri. Certo che il valore è maggiore se si parla di ebook, dove l'acquisto è più immediato e non entrano nei giochi i discorsi di spedizione e distribuzione. Come è logico che sia, poi, il dato cambia molto a seconda di chi fa la recensione.

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  3. Quello che a me dà più fastidio è il fatto che l'invadenza rappresentata da questo tipo di pubblicità stia diventando un fatto "socialmente accettato". Voglio dire, mi è capitato di far notare a chi si comportava così (sopratutto sui social) che fosse eccessivo e controproducente, e ho ricevuto risposte come: "E' normale, si deve far così per farsi conoscere". Trovo spiacevole che questa sia diventata una prassi.
    Per il resto, anche io ricevo puntualmente richieste di recensioni e affini, rispondo a tutti (di no) e qualche volta anche in modo acido, perché a lungo andare la pazienza si perde...

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    1. Tra l'altro l'occhio del lettore oramai è abituato a questo tipo di pubblicità e neanche la legge più. L'acidità è comprensibilissima.

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  4. I social sono uno strumento importante, ma il postare qua e là le proprie promo non solo disturba, ma è del tutto ininfluente sulle vendite. Io ho scelto subito la via dei contenuti condivisi con uno scopo di utilità (almeno nelle mie intenzioni), ma ho anche tentato un po' di posting a largo raggio, sperando che avrebbe almeno in parte compensato la mancanza di promozione da parte dell'editore. Posso dire che quest'ultimo metodo non serve a niente. Troppe persone si autopromuovono così, e ovunque, perché si possa sperare di attirare l'attenzione di qualcuno. Anche il numero di "likes" non corrisponde al reale interesse suscitato. Però so quanto è difficile accettare di restare invisibili. E' un mondo difficile, dove spesso si pensa di darsi molto da fare e si sta solo perdendo tempo... in cui si farebbe meglio a scrivere, sperando di migliorare fino a farsi notare da qualcuno che ti promuova davvero.

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  5. Concordo anche per quanto riguarda i risultati scarsi o nulli. Tra l'altro trovo che anche i grandi editori fatichino a promuovere adeguatamente in rete. La vera differenza (sfortunatamente, per quanto mi riguarda) continua a farla non solo la presenza fisica e massiccia in libreria, ma anche il fatto che sia adeguatamente supportata da materiale pubblicitario ben visibile (e spesso anche ingombrante).

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  6. Sì, quelle invasive. Riassumi bene. Però poniti "dall'altra parte". Credi sia semplice sfondar quella massa di dolce oblio che li circonda [questi scrittori aggressivi]? Un po' come quelle persone che si umiliano a chieder l'elemosina.
    Non so

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    1. Non è affatto facile, lo riconosco. Per questo il mio post nasce in sincerità come un consiglio. Volevo strutturare qualcosa di più complesso, che considerasse anche il marketing "positivo" e "proponitivo", ma mi sono resa conto che serviva un secondo post per questo :)

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  7. Piccolo esempio, esperienza personale recente: ho usato Facebook e Google+ per "pubblicizzare" un paio di racconti che ho scritto. Intendiamoci, non cerco solo le recensioni positive, voglio un riscontro vero e sincero delle emozioni che posso suscitare. Poi c'è l'altro lato della medaglia, dove Seme Nero ha bisogno di voti per accedere alla selezione, dove, come un imbecille, si è offerto di fare pubblicità a modico prezzo ad un sito che ha bisogno di visibilità. Tutto questo a scapito della propria credibilità e andando a infastidire i propri amici, nonché potenziali lettori. Posso dire di aver capito almeno questo, ovvero qual è il modo sbagliato di porsi al pubblico.

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  8. Seme Nero, credo che se non tutti, almeno la maggior parte di noi che proviamo a pubblicizzarsi tramite il web inizialmente abbiamo compiuto degli errori. Per fortuna si può sempre rimediare.

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  9. Fortunatamente non mi è mai capitato di imbattermi in un autore insistente, immagino che di certo non deve essere piacevole...
    Concordo con te, gli scrittori ci guadagnerebbero molto di più utilizzando una pubblicità diversa dallo spam bello e buono :)

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  10. Buongiorno, Giordana, complimenti per il tuo blog che ho scoperto tramite Anima di Carta.
    Tutti gli atteggiamenti che elenchi sono particolarmente molesti, li ho sperimentati anch'io nel mio piccolo. Noto in maniera particolare l'apertura a raffica di "gruppi" su FB allo scopo di pubblicizzare il proprio lavoro, che dovrebbe emergere a suon di "Like" e obblighi di invitare altri, e dove tutti sgomitano come matti nel marasma totale. Almeno in un blog c'è un minimo di ordine e, si spera, di contenuto.

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  11. Ciao a te Cristina e grazie per avermi visitata.
    Confermo che i gruppi di cui parli, oltre a essere un po' fastidiosi, non servono davvero a niente, perché ogni strillone si perde tra gli altri, accontentando più l'autore che il pubblico.

    Altro discorso quello dei blog, di cui intendo parlare.

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  12. Ciao Giordana, ora ho inserito il link al tuo blog nella colonna di sinistra del mio.

    Sì, io penso che il presupposto sia sempre il contenuto di quello che si propone, che deve essere di qualità anche se volto a pubblicizzare il proprio romanzo. E fare pubblicità in maniera discreta è sempre apprezzabile, credo.

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  13. Contenuti, appunto. Mi trovi d'accordo su tutta la linea.
    Come il piccolo goblin che mi saltella per casa -leggersi "mia figlia"- si mette a fare il suo pisolino pomeridiano mi fiondo a leggere il tuo blog.

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    1. Anch'io ho un goblin, solo che non è più tanto piccolo: ha diciannove anni ed è in pieno esame di maturità... comunque sempre goblin è, visti i suoni gutturali che emette quando gli si chiede qualcosa. ;-)

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    2. Letto in ritardo... spero sia andato per il meglio!

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    3. Grazie, Giordana. Sì, tutto a posto, sabato ha il responso. A presto!

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