Cito Stephen King dicendo che per scrivere servono due cose:
leggere tanto e scrivere tanto.
Voglio darlo per assodato e saltare direttamente alla fase
successiva, almeno per ora, il momento in cui si inizia a mettere nero su
bianco l’idea.
Scrivere di fiction si presta a due generi di approccio:
d’impulso e ragionato, termine questo forse non troppo felice con cui si
definisce la scelta di seguire una trama prestabilita.
Oggi voglio, appunto, focalizzarmi su questo metodo, ma
sottolineo che non esiste un modo giusto o sbagliato di procedere.
Semplicemente, ne esiste uno più o meno congeniale a ciascuno di noi.
Se si vuole scrivere un romanzo basandosi su una scaletta
predeterminata servirà costruirla. In genere (ma non è detto), si parte
individuando all’interno dell’idea un punto di partenza (PdP) e un punto
d’arrivo (PdA), vale a dire un inizio e una conclusione.
Se volessimo scrivere le avventure di un
ragazzino dotato di poteri magici che studia in una scuola per maghi il punto
di partenza potrebbe essere il momento in cui il protagonista scopre di poter
usare la magia e quello di arrivo il momento in cui sconfigge uno stregone malvagio.
Ora non ci resta che unire PdP e PdA con una serie di
macrodomande.
Ad esempio:
- Quanto distano, in anni, PdP e PdA?
- Chi aiuta il protagonista?
Rispondendo a queste domande possiamo già ottenere una trama
base, secondo la quale PdP e PdA distano tutti gli anni di scuola del
protagonista, che sarà aiutato dai suoi amici più fedeli.
Andando avanti le domande diventeranno sempre più
specifiche:
- A che età il protagonista comincia la sua avventura?
- Come incontra i suoi amici?
- Come arriva a scuola?
- Com’è la scuola che frequenta?
- C’è qualcuno di antipatico?
- Chi sono i professori?
E così via. Otterremo che il nostro protagonista ha undici
anni, che incontra i suoi amici sull’espresso che lo condurrà all’istituto,
etc.
Tante più domande vi porrete, tanto più la vostra scaletta
sarà dettagliata.
In sincerità trovo questo approccio ottimale per chi è agli
inizi, perché aiuta a superare le fasi di stallo nella scrittura e ad
affrontare con un valido sostegno il “blocco dello scrittore”. Tuttavia non per
tutti è facile capire quando è il caso di apportare modifiche alla scaletta e
non temere di spostare, cancellare e quant’altro. Ricordate che non ho mai
sentito (e scommetto neanche voi) di nessuna storia che non abbia preso “vita
propria” una volta messa su carta.
Concludo questa piccola parentesi su uno degli approcci più
classici alla scrittura ringraziando l’inconsapevole J. K. Rowling per avermi
fatto da esempio. Del resto mi serviva una storia conosciuta da tutti e trovo
difficoltà a immaginarne una più adatta allo scopo di Harry Potter.
"si parte individuando all’interno dell’idea un punto di partenza (PdP) e un punto d’arrivo (PdA), vale a dire un inizio e una conclusione."
RispondiEliminaMagari la grafica può essere d'aiuto: PdP <---------> PdA....
L'uovo di Colombo! ^_^
In effetti...
RispondiEliminaHo letto la tua risposta, allora ho rivisto la mia replica. Scusa forse non mi sono spiegato bene: volevo intendere la rappresentazione grafica.
RispondiEliminaNo, ti eri spiegato bene. Mi è anche nato un sorriso perché ho scritto il post su un blocchetto mentre viaggiavo in autobus e nella versione originale era prevista anche la grafica. Alla fine ho optato per eliminarla, ma penso che più avanti, quando parlerò dei differenti metodi di stesura della trama, tornerà utile.
RispondiElimina